Lunedì, 28 Marzo 2005 00:34

Dossetti, la lotta Armata, la Resistenza (Parte 1)

Scritto da  Gerardo

Reggio Emilia e l’approdo alla DC: appunti, ricordi
Di Corrado Corghi

Ho conosciuto Giuseppe Dossetti quando ragazzo (1929-1930) frequentavo l’Associazione giovani di Azione Cattolica “San Giovanni” nella parrocchia di S.Stefano a Reggio Emilia. Giuseppe ovvero Pippo, come lo si chiamava, e il suo fratello Ermanno non abitavano nel territorio di quella parrocchia ma in quella di S.Giacomo. Lì, però, non era stata ancora istituita un’associazione di A.C.
Nel 1934 Pippo si laurea presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Modena con una tesi sulla violenza nel matrimonio canonico. Nominato assistente in diritto ecclesiastico presso la Università Cattolica di Milano, ben presto farà parte del gruppo religioso della Regalità di Cristo unitamente a La Pira, Lazzati e a Gedda.
Ogni domenica, comunque, si trovava in quel “caravanserraglio” che fu il centro di S.Rocco, nel cuore della città di Raggio; era frequentato come oratorio da centinaia di ragazzi, da soldati analfabeti, da girovaghi. Lì Pippo insieme con altri come Fulvio Lari presidente diocesano della GIAC, Carmine Iannaco, più tardi docente di letteratura italiana all’Università di Firenze, (morto nel 1982), senza dire di ragazzi della mia età come Romolo Valli che diverrà un grande attore, si rendevano disponibili in mille modi.
Il “S.Rocco” era guidato e animato da don Dino Torreggiani che darà vita alla famiglia religiosa dei “Servi della Chiesa”. Due anni prima della laurea Dossetti era stato nominato delegato studenti della Federazione giovanile di Azione Cattolica con la collaborazione di Waldo Magnani che negli anni 50 diverrà leader dei comunisti reggiani e poi sarà espulso dal PCI, insieme all’on. Cucchi, per i suo atteggiamento filotitoista.
Nel 1936 i fratelli Dossetti fecero parte della Conferenza universitaria S.Vincenzo de' Paoli, istituita da don Torreggiani per aprire la gioventù studiosa alle problematiche della povertà, proprio nel tempo fascista. Anch’io, malgrado fossi in età di scuola media, fui invitato ad entrare nella Conferenza. Nello stesso anno il biblista mons. Leone Tondelli aveva costituito il “Gruppo del Vangelo” nella Biblioteca capitolare dove ascoltai interventi di Pippo Dossetti e dove anch’io fui sollecitato a illustrare l’incontro di Cristo con la Samaritana al pozzo di Giacobbe.
Dossetti comunque non volle entrare nella Fuci perché la riteneva, di per sé, un gruppo elitario a differenza del popolare centro di S. Rocco.
Nel pomeriggio di varie domeniche fra i 1937 e il 1940 frequentai con Alberto Altano, che diverrà sacerdote e “Servo della chiesa”, la casa di Dossetti per brevi incontri di informazione e ricchi di suggerimenti su libri di storia e di teologia.
Esonerato dal servizio militare per deficienza toracica, a differenza del fratello che diverrà ufficiale dell’esercito in tempo di guerra, Pippo fu molto attivo nell’illustrare il messaggio natalizio di Pio XII del 1942 a Reggio Emilia insieme al prof. Pergolesi, a G.La Pira, a Taviani e a don Pignedoli.

Nel gennaio nel 1941 divenni presidente dell’associazione S.Giovanni in sostituzione di Ermanno Dossetti e presidente diocesano Giac, in sostituzione di Fulvio Lari, che rimase ucciso sul fronte greco-albanese e poi di Pietro Morselli chiamato alle armi e poi fatto prigioniero dei tedeschi.
Pensai di dar vita ad un giornaletto ciclostilato “Tempo nostro” in netta distinzione rispetto a “Temperamento” che era il periodico del GUF di Reggio, che pur aveva una certa carica di autocritica. Da subito ebbi il presagio di una fine ingloriosa del fascismo con la sconfitta della guerra. Così il giornaletto uscirà nell’aprile 1943 listato con i colori della bandiera nazionale. L’articolo di fondo recava il titolo: “Viva l’Italia”. Il 4 agosto, caduto il fascismo, insieme al Colonnello Codazzi (dirigente di Azione cattolica) riunimmo un gruppo di amici, fra essi c’era Pippo Dossetti, il dr. Marconi, già esponente del PPI, l’ex deputato PPI avv. Marrenti, l’ing.Alberto Toniolo, la prof. Lina Cecchini poi deputata DC in sostituzione di Dossetti, e altri dirigenti di AC domiciliati nei vari comuni della provincia e demmo vita al Centro Studi Sociali Cristini semza costituire in alcun modo un partito, stando anche alle disposizioni del nuovo governo Badoglio.
Durante la lunga discussione Dossetti in modo vigoroso dissentì da chi proponeva di dar vita al Centro come premessa della futura DC. Linee di orientamento in tal senso erano venute da vari amici ex popolari. Pippo riteneva necessario non implicare la Chiesa ne’azione politica con un partito di chiara matrice cristiana. Per Dossetti lo sbocco politico dei cattolici sarebbe dovuto essere nei vari partiti di fedeltà laica e democratica.
Il centro nominò don Simonelli, assistente della FUCI, a rappresentarlo nel comitato di consultazione fra i movimenti politici reggiani che si andava costituendo. Io venni incaricato a fungere da segretario del Centro e a tenere i rapporti con la Giac e con la Fuci, di cui, in quel periodo, per insistenza di mons. Tondelli avevi assunto la reggenza. Nei giorni successivi ci furono molte riunioni del Centro con una preoccupazione di capire quanto accadeva nel mondo operaio, in grande fermento. Venne incaricato a seguire l’evolversi politico del movimento operaio e dell’azione comunista l’ing. Domenico Piani (tecnico alle Officine reggiane) che sarà poi un rappresentante della DC nel comitato militare del CLN.
L’11 agosto Dossetti riferì al Centro sui contatti avuti con i cattolici milanesi. Non ricordo se Dossetti abbia citato il movimento dei Guelfi da tempo attivo nella clandestinità. Con l’aiuto del Centro viene ricostituito il Gruppo degli Esploratori Cattolici dell’ASCI e furono date indicazioni alla prefettura per le nomine di personalità cattoliche nei vari posti di responsabilità fino ad allora detenuti dai fascisti. Il 22 agosto, nonostante le perplessità di Pippo Dossetti si decise di prendere contatti con la nascente DC. Dossetti vide nel rientro di De Gasperi, ultimo segretario del PPI, la ripresa degli orientamenti dello stato prefascista in netta distinzione alla cultura che era nata nell’antifascismo e non solo italiano. Il 25 agosto a Reggio Emilia viene G. La Pira per tenere un incontro che fu organizzato nella sacrestia del Santuario della Ghiara su temi relativi al postfascismo che già erano stati dibattuti a Firenze. Molte altre iniziative sono promosse da mons. Tondelli. Fra i relatori ricordo la presenza di Don Mazzolari, allora parroco di Bozzolo.
Il 3 settembre, mentre è nell’aria l’armistizio, il Centro dispone di promuovere, con il Comitato di consultazioni dei movimenti politici, un piano di emergenza da attuarsi di fronte all’alleanza italiana con la Germania nazista.
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